martedì 13 marzo 2012

Odio anche i peli sul collo.

Sebbene i post su questo blog stiano diventando più radi dei capelli sul mio cranio, coglierò l'occasione della mia presunta malattia per tornare a scrivere qualcosa, sperando che questa spruzzata di minoxidil* possa rinfoltire l'ormai desolante situazione del mio ultimo, mal riuscito, tentativo di dare sfogo alla mia, mal riuscita, voglia di scrivere.

*ultima metafora riguardante i miei capelli.Giuro.

Vi starete chiedendo perchè io sia a casa invece che al lavoro (ero a letto fino a 5 minuti fa, veramente!). Buon per voi.
Vi starete chiedendo che cos'ho fatto in tutti questi mesi di sporadici aggiornamenti poco esaustivi.Peggio per voi.
Vi starete chiedendo quando la smetterò con i "vi starete chiedendo". Prendevo solo tempo.
La verità è che scrivere un post è diventato un pò come dimostrare a me stesso che non c'ho proprio un cazzo da raccontare.
Ho conosciuto, nella mia PER ORA breve e intensa vita, due persone che credevano di voler fare gli scrittori.
Due persone così diverse eppure, in fondo, così uguali.
Il primo, di cui non farò nomi, mi consegnò il suo scritto quando ancora frequentavo il primo anno di università. Ricordo di aver letto d'un fiato le 30-40 pagine stampate da Word durante il viaggio andata-ritorno da porta Garibaldi, facendo molta attenzione che nessuno potesse vedere quello che stavo leggendo. E si, lo ammetto, usavo una penna rossa per evidenziare gli errori, grammaticali e non, del mio ex-migliore amico. Ricordo di averlo chiamato cercando di spiegargli che non era male, ma che si notava un pò troppo la differenza tra la prima parte del racconto, scritta almeno 4 o 5 anni prima e non riveduta/corretta, e la seconda parte, scritta invece pochi mesi prima. Ricordo di non aver fatto nulla per alludere, nemmeno vagamente, alla mia contrarietà nei confronti di una sua imminente decisione, economicamente abbastanza dispendiosa, di stampare, rilegare e spedire il testo ad alcune case editrici.

La seconda, di cui non farò nomi, mi spedì il suo file PDF tramite email. Ricordo che ai tempi (Dio un giorno, spero lontano, mi spiegherà il perchè!) avevo una specie di cotta per lei e così mi mostrai ben felice di leggere il suo "romanzo" e recensirlo in anteprima. Era anche questo un breve testo di una quarantina di pagine, un pò più pesanti e "difficili" rispetto al precedente. Ovviamente, ancora convinto che un mio giudizio positivo potesse aumentare la considerazione della scrittrice in erba (gatta) nei miei confronti, mi mostrai abbastanza positivo nei suoi confronti. Le feci sapere che era un buon romanzo, che andava magari un pò ampliato per poter essere un libro, e che magari poteva modificare qualcosina qui e qualcosina là prima di essere pronto.

Ora sono passati anni da entrambi gli episodi e, stimolato da una conversazione di ieri sera con la mia, per fortuna, NON aspirante scrittrice fidanzata, mi sono venute un paio di considerazioni:

1) Perchè queste persone hanno chiesto proprio a me, che non leggo molti libri e che sicuramente non ho un gran valore in qualità di critico letterario, di leggere le loro "opere"?
2) Perchè Dio, i miei genitori, gli alieni o chiunque sia stato, mi ha creato così accondiscendente da non essere in grado di sputare i miei giudizi sinceri senza pensare alle conseguenze che questi potrebbero avere sull'umore delle persone a cui dovrebbero essere rivolti?

Sono sicuro che nessuno si offenderà se lo farò ora:

Ciao numero 1,

ho letto ieri il tuo libro e, devo dire, mi è piaciuto come un morso di priscilla mentre guardo la TV. Nemmeno un analfabeta ubriaco potrebbe non accorgersi che la prima parte l'hai scritta quando eri un brufoloso adolescente del cazzo che pensava ancora che occupando il liceo avrebbe salvato la scuola pubblica dal fottuto sistema, senza ammettere che l'unica cosa che lo spingeva a gonfiare il petto senza peli inalando schifezze arrotolate in una cartina era la speranza che la ragazza puzzolente con il tatuaggio e i rasta gli desse una possibilità di vedere le sue mutandine.
E, tanto per la cronaca, la seconda parte, quella scritta nel giorno in cui ti sei accorto che era meglio accettare il fatto che il tuo ruolo nella società è quello del figlio di papà che finge di essere un ribelle per portarsi a letto l'altrettanto puzzolente figlia di papà che non vomiterà nel tuo letto, solo per miracolo, tutta la vodka che le hai fatto bere, questa seconda parte, dicevo, non è un granchè meglio della prima. E' scontata, adolescenziale e priva di alcun interesse.

Un abbraccio.

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Ciao numero 2,
Ho finito di leggere il tuo libro proprio ora. E' ancora sulla mia scrivania.
Innanzitutto grazie per avermi fatto leggere questo racconto. Ho potuto scoprire quale razza di complessata sei. Non sei l'unica persona che ha sofferto a questo mondo e di sicuro non detieni nessun primato in questo campo. Puoi lagnarti di tutto e per quanto tempo vuoi, ma a nessun altro essere umano potrebbe interessare.
Mi rettifico, qualche idiota potrebbe anche avere l'indecenza di voler leggere una specie di brutta copia in miniatura del libro "la solitudine dei numeri primi", ma non per questo devi sentirti obbligata di farci questo brutto regalo.
Studia. Lavora. Fai quello che vuoi, ma per piacere, non credere di essere un'artista. Non lo sei e non lo sarai mai, nemmeno se i tuoi amichetti o aspiranti trombatori ti diranno il contrario.
E scrivi in un modo così pesante che mi sono addormentato un paio volte durante la lettura.

Un abbraccio.



Sia chiaro. Nessun astio nei confronti di persone che ancora oggi popolano la mia mente nonostante siano uscite dalla mia vita tempo fa, con un biglietto di sola andata.
Non ho mai avuto il coraggio di dire loro quello che credo e mai lo avrò, essendo anche una cosa tutto sommato inutile. Io sono cambiato come il mio giudizio nei loro confronti e nei confronti di ciò che hanno fatto durante la loro permanenza nella mia vita quotidiana.

Ma se c'è una cosa che non sopporto è che incontrerò ancora tante persone come loro, e come altre di cui non ho parlato e di cui forse mai parlerò, e so già che, per svariati motivi, non avrò mai il coraggio di dir loro in faccia che il loro libro sarebbe buono solo per pulirsi le chiappe dopo una cena al ristorante messicano sbagliato, o che i loro quadri potrebbero essere buoni solo da appendere davanti alla tazza del water,nel caso in cui nemmeno il messicano sbagliato dovesse risolvere i problemi di stitichezza..
La vostra presunzione mi irrita.
La vostra arroganza mi irrita.
La vostra convinzione di essere "artisti" quando in realtà siete solo poco umili mi irrita.

E se incontrerò, come detto, anche qualcun altro, sappiate che non ve lo dirò mai, ma..
Odio la vostra finta generosità.
Odio la vostra ignoranza.
Odio la vostra mancanza di interessi nei confronti di qualsiasi cosa che non appartenga al vostro unico, e probabilmente stupido, interesse.
Odio la vostra ottusità.
Odio la vostra finta compassione.
Odio tutte le parole che so che avreste voluto dirvi subito ma avete aspettato che girassi le spalle per confidarvi.

E odio non aver ancora stretto la mano ad una persona che potesse entrare in contatto con me, la mia ragazza e la mia famiglia, senza farmi pensare ad una delle tante cose che odio, sia tra quelle che ho appena scritto, sia tra quelle che penso o che ancora non mi sono venute in mente.

e 3) Perchè non ho più quei maledettissimi libri per farmi 2 risate?!?!?



PS: Ogni riferimento a cose o persone è puramente NON casuale, ed è stato preso come spunto per una riflessione di carattere generale.

PPS: Fabio, tu se l'unica eccezione. TIVITITITIBI. Peccato che la mia ragazza ti voglia morto, se no saresti il mio migliore amico forever.

(O)PPPS: SI lo so, mi sono dimenticato il tuo compleanno. Ma giuro, ogni tanto dimentico anche il mio!!


2 commenti:

  1. prima di leggere il pps mi ero rattristato tantissimo e stavo pensando se quel giorno ci siamo anche stretti la mano o solo abbracciati. In ogni caso spero solo la seconda. Ti voglio bene :-)


    fabio

    (non ricordavo di avere un profilo google, tantomeno con nickname JD :-p )

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